lunedì 21 dicembre 2009

LA CIVILTA' NURAGICA E IL MARE

vaccabruno@gmail.com

Indagine
per il recupero della vera storia della Sardegna

che con dati scientifci inconfutabili dimostrra per la prima volta nella ricerca storica isolana che in Epoca Nuragica

i Sardi possedevano una avanzata culura marinara che li qualifca come i più grandi ed abili navigatori, autori di viaggi oceanici ( emulati dai navigatori italiani e portoghesi solo dopo circa 2300 anni).

ANNO DI PUBBLICAZIOBE 1994


Formato cm. 22 x 16 - Numero di pagine 156 -
Prezzo Euro 25
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Capitolo II

Il Plagio Storico dei Sardi

Che i Sardi siano stati un popolo alieno dal mare anche nel loro piu lontano passato, esplicitamente od implicitamente, appare da quasi tutti i giudizi che i ricercatori hanno sinora
espresso sulla Civilta Nuragica.
Queste ed altre affermazioni, anche se sono state accettate come assoluta verita storica ed archeologica, risultano pero in
realta prive della minima attendibilita, allorche vengono sotto- poste ad una analisi critica ed ad una conseguente valutazione
obiettiva dei dati archeologici che sono stati riesumati dalla
stessa ricerca universitaria.
Si riscontra, infatti, in primo luogo, che la maggior parte
delle affermazioni di fondo relative alla Civilta Nuragica non
sono altro che delle forzate illazioni, prive di qualsiasi fonda-
mento storico ed archeologico, che appaiono determinate, da
un lato dal1'incapacita di sapere valutare a fondo gli aspetti ed
i contenuti piu importanti di questa civilta, e dall'altro da
pregiudizi razziali e culturali nei confronti dei Sardi.
A Si puo anche ricontrare che tali pregiudizi sono stati subdo-
lamente dettati, gia nel secolo scorso, dalle istituzioni culturali
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Capitolo IV

Le Antiche Navi Sarde


Al di la di tutti dati storici ed archeologici che abbiamo
precedentemente analizzato e di tutte le deduzioni logiche
che da essi si possono trarre, la prova scientifica pii1 consi-
stente ed inoppugnabile che i Sardi, nel corso della Civilta
Nuragica, fossero dediti al mare esercitando, almeno nel bacino
occidentale del Mediterraneo, una vero e proprio ruolo
egemonico, e costituita dallo studio tecnico-scientifico di una
particolare categoria di reperti archeologici del periodo
nuragico.
Tali reperti, anche se, per ima ragione o per l’altra, nessuno
studioso, sinora, si é mai preso la briga di analizzarli seria-
mente, oltre che essere quasi unici al mondo nel loro genere,
evidenziano subito a prima vista l'€SlSt€I1Z& di una viva con-
nessione fra la piii antica civiltà dei Sardi ed il mare.
Questa importantissima categoria di reperti archeologici è costituita da quegli oggetti di bronzo tipicamente sardi che vengono definiti mavicelle nuragiche.
Questi antichi reperti archeologici isolani, come fra poco si vedra, comprovano ampiamente che in epoca nuragica nel- l’Isola esisteva una marineria genuinamente sarda.
Essi, inoltre, comprovano pure che quest'antica marineria sarda era di gran lunga superiore a quelle di altri popoli del1'antichita quali Cretesi, Micenei, Fenici, Greci ed Etruschi che la storia esalta come i piii grandi navigatori del passato, unicamente perché essi, diversamente dai Sardi, sono stati, chi più chi meno, celebrati dagli autori classici e quindi dalla storia.
Gli antichi esemplari di navicelle nuragiche sinora catalogati da1l’archeologia sono circa 75, anche se in Sardegna sicuramente ne è stato ritrovato un numero di gran lunga maggiore.
Varie navicelle nuragiche, infatti, come tanti altri reperti archeologici sardi, non sono ufficialmente conosciute, perche traffici clandestini le hanno fatte confluire nelle collezioni
private dove vengono custodite segretamente.
Questi oggetti sono prevalentemente venuti alla luce ing Sardegna in aree, dove la Civilta Nuragica ha lasciato 1e sue piii vive impronte; queste aree risultano ubicate, oltre che
e presso le coste, anche nel retroterra a notevoli distanze dal mare; infatti, diversi esemplari di navicelle nuragiche sono stati reperiti anche nelle zone montagnose de11’inte1·no dell’Isola, come ad esempio nel territorio di Meana, di Oliena, di Orgosolo (Supramonte), di Aritzo (Texile), e di Teti (Abini), ecc.
Altri esemplari, non molto numerosi, sono stati reperiti anche ne11a penisola italiana, esattamente in Toscana e nel Lazio, in alcune antiche tombe etrusche (Cerveteri, Vetulonia Gravisca ecc.).

I modellini integri di queste antiche navicelle presentan ,una lunghezza massima di circa 28 cm.; tuttavia, sono sta ritrovati particolari frammenti di questi oggetti che, per loro proporzioni, lasciano desumere che sono esistiti esemplari più gtandi.Essi, inoltre, comprovano pure che quest'antica marineria sarda era di gran lunga superiore a quelle di altri popoli del1'antichita quali Cretesi, Micenei, Fenici, Greci ed Etruschi che la storia esalta come i piiù grandi navigatori del passato, unicamente perché essi, diversamente dai Sardi, sono stati, chi pin chi meno, celebrati dagli autori classici e quindi dalla storia.
Gli antichi esemplari di navicelle nuragiche sinora catalogati da1l’archeologia sono circa 75, anche se in Sardegna sicuramen tene e stato ritrovato un numero di gran lunga maggiore.
Varie navicelle nuragiche, infatti, come tanti altri reperti archeologici sardi, non sono ufficialmente conosciute, perche traffici clandestini le hanno fatte confluire nelle ollezioni
private dove vengono custodite segretamente.



COPIA RESIDUA DI QUESTO LIBRO PUO' RSSERE RICHIESTA A



Capitolo V

Lo Studio Tecnico delle Navicelle Nuragiche
I tipi di naviglio che gli antichi navigatori sardi hanno raffigurato negli ex-voto da essi offerti alla divinità, prima di partire per un'imp1·esa sul mare, o quando ne facevano ritorno, sono molto vari.
Essi, inoltre, appaiono completamente diversi dai modelli di navi di altri popoli dell’antichità, come si puo vedere nelle numerose iconografie riportate sulle sculture in pietra, su vasi dipinti, mosaici e monete o nei relitti di antichi naufragi disseminati lungo le coste 0 le antiche rotte di navigazione mediterranea.
Se si confrontano gli schemi dei tipi principali di navi sarde, che sono stati riprodotti nelle navicelle nuragiche, con quelli delle navi egiziane, cretesi, fenicie, greche e romane, si notanosubito delle notevoli e sostanziali differenze nelle forme e volumi degli scafi e soprattutto nell’apparat0 di tutte quelle loro sovrastrutture che determinano lo stesso allestimento di questi navigli; allestimento che, essendo stato dettato dalle modalità con cui il natante poteva eseguire la navigazione, ci permette, in base al principio di causa ed effetto, di determi-nare, con buona approssimazione, come queste navi operava- odotti nelle navicelle nuragiche, con quelli
delle navi egiziane, cretesi, fenicie, greche e romane, si notano subito delle notevoli e sostanziali differenze nelle forme e volumi degli scafi e soprattutto nell’apparat0 di tutte quelle
loro sovrastrutture che determinano lo stesso allestimento di questi navigli; allestimento che, essendo stato dettato dalle
modalita con cui il natante poteva eseguire la navigazione, ci
permette, in base al principio di causa ed effetto, di determi-
nare, con buona approssimazione, come queste navi operava-

no sul mare e lo stesso livello professionale delle loro ciu
Lo studio tecnico di questi antichi modelli di navi perm
con una certa approssimazione, anche di determinare le el
rienze cantieristiche dei loro costruttori e l’organizzazi
imprenditoriale dei loro armatori.
Queste differenze ci rivelano innanzitutto che la real`
zione dei navigli sardi e stata dettata, oltre che da capa
costruttive di alto livello tecnico, che solitamente sonoi
sultato di lunghe esperienze professionali, anche dal poss
di precise nozioni scientifiche sorprendentemente avan
che nel Mediterraneo, cosi come in tutti gli altri mari
nostro pianeta, risultavano sconosciute alle culture mari
protostoriche come pure a quelle meno antiche, per non
molto piu recenti.
Sostanzialmente tutto cio costituisce un grande ed aff
nante mistero storico ed archeologico perché ignoriamo
tutto dove, come e quando i Sardi abbiano elaborato 0 att`
queste ed altre importanti nozioni scientifiche che facev
parte della loro cultura.
Tuttavia non as dato, in questa sede, occuparci più di t
di questo problema, almeno perche esula dal nostro t
principale.
Iniziando l’analisi delle caratteristiche principali degli s delle antiche navi sarde ritratte nelle navicelle nuragich osserva, in primo luogo, che esse possono essere classifi
in due categorie fondamentali: quelle che hanno uno sca fondo piatto (fig.9) e quelle che lo hanno fondo curvo (fig. 10) .
Questa pero non e la sola differenza fondamentale che dis gue le navi che appartengono allaprima categoria da qui della seconda; esse presentano solitamente anche altredifferenze ..........................
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Tutti i risultati dello studio che abbiamo eseguito sul navicelle nuragiche, insieme con i dati storici ed archeolo al esaminati precedentemente, comprovano, con larghissimo m gine e contrariamente a quantoviene ancora stoltamente s stenuto, che i Sardi in epoca nuragica, ben lungi dal possede una congenita avversione per il mare, non s0l0 praticavano navigazione, ma possedevano anche una cultura marinara sl periore.
Essi avevano cioe un ricco bagaglio di nozioni di ingegnerl navale tale da denotare una lungaesperienza d'alt0 livel sull’arte della navigazione; esperienza che appare di gran lun ga superioreCiò appare evidente quando si riscontra che i mezzi nautici posseduti dai Veneziani, dai Genovesi, dai Pisani e dagli Amalfitani, 0 da Colombo, Caboto, Magellano e Vasco de Gama (ossia le galee, le caravelle ed i galeoni), risultano sul piano tecnico molto inferiori agli antichi modelli di navi sarde che sono raffigurati nelle navicelle nuragiche, almeno perché non sono dotati di tutte quelle varie caratteristiche atte a facilitare la navigazione, che sono invece riscontrabili in queste.
Se si confrontano, infatti, gli scafi delle galee, delle caravelle e dei galeoni con quelli riprodotti nelle navicelle nuragiche, ci si rende subito conto, a prima vista, della superiorita dinamica dei secondi e quindi della loro maggiore idoneita alla
navigazione.
Si constata, cioe, che galee, caravelle e galeoni hanno delle l
sagome siffatte da risultare ben poco conformi alle leggi che
regolano il moto dei solidi in un fluido; pertanto si puo as-
serire tranquillamente che questi tipi di navi possono essere
considerati dei veri e propri catafalchi galleggianti, come
d’alt1·onde e dimostrato dal fatto che le rotte mediterranee
parimenti a quelle oceaniche sono letteralmente disseminate
di numerosissimi relitti di queste navi colate a picco a causa
delle tempeste.
E' del tutto fuori discussione, conseguentemente, che i Sardi
in epoca nuragica abbiano svolto delle manifestazioni mari
nare che, per quei tempi e per numerosi secoli successivi,
possono, per il loro livello di superiorita, essere considerate
del tutto eccezionali.
Pertanto, appare ammissibile che questa stessa superiorita possa esserestata il supporto di un vero e proprio predominio marittimo, di cui abbiamo fatto gia cenno, che i Sardi in quei ....................................................

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sabato 12 dicembre 2009

IL MISTERO DELLE SEPOLTURE SCOMPARSE




Parte I

















La Sardegna può essere definita un’isola misteriosa poiché molti misteri sono presenti in questa terra ma anche nelle vicende storiche dei suoi abitanti.
Infatti ad esempio,tanto per citarne alcuni di quelli più noti
,risultano ancora misteriosa la funzione originaria delle oltre diecimila torri megalitiche chiamate nuraghi sparse in tutto il suo territorio ancora misteriosa la regione da cui, verso il 2000 a.C. I Sardi si sono mossi per insediarsi definitivamente in Sardegna.
Fra i tanti misteri della Sardegna il più strano è quello che sinora risulta del tutto sconosciuto malgrado sia apertamente sotto gli occhi di tutti.
Infatti sinora nessuno ha fatto caso che da tutta la Sardegna , ed in particolare dai suoi più importanti centri storici sono scomparse senza lasciare alcuna traccia numerose sepolture importantissime: quelle di tutti i personaggi storici sardi importanti che dal VII sec. d.C. sino a tutto il XIV sec. d.C. hanno retto non solo le sorti del Popolo Sardo.
Si nota infatti che in tutte le nazioni europee, Italia, Francia, Inghilterra,Germania, ecc. , chi più chi meno conservano ancora le sepolture dei personaggi importanti del periodo storico in questione.
Così, ad esempio in Francia,oltre la tomba di Carlo Magno, sono presenti le sepolture di numerosi storici r e personaggi meno importanti del periodo carolingio e post-carolingio.
In Sardigna, invece, non è presente nemmeno la sepoltura di un solo giudice anche se i giudici quali capi di stato hanno governato la Sardigna per circa sette secoli. Cosi a Cagliari non sono presenti le sepolture di quei Giudici che eroicamente salvarono la Chiesa Cattolica respingendo eroicamente i tentativi di conquista dei Saraceni quando tentarono ripetutamente di impadronirsi dell’Isola per utilizzarla come base d’assalto per invadere la Penisola Italiana.
Parimenti in Oristano non vi è traccia delle tombe dei grandi Giudici quali Marjiane II, Barione, Mariano IIV,Ugone III r della stessa Eleonora d’Arborea così come in Porto Torres ed in Olbia non vi è traccia delle sepolture di Adelasia di Torres e di Elena di Gallura e di coloro che le precedettero nel governo dei rispettivi giudicati.
Non è assolutamente pensabile che queste sepolture non siano mai esistite ammettendo che i Sardi in quel periodo storico erano tanto primitivi da essere del tutto privi del dovere di onorare e commemorare dovutamente i loro più insigni personaggi perché ciò risulta contraddetto dal fatto che, specie in Barbagia i nomi di alcuni rilievi montani sono gli stessi di alcuni famosi personaggi giudicali
Così oltre che il Monte Gonare di Sarule che chiaramente ricorda il giudice Gonario di Lacon, nel territorio di Aritzo il toponimo
Punta Marcusa ( presso i MontenEnnaentu erroneamente chiamato Monte Gennargetu per l'accuptirazione subita dai Sardi) ci ricorda Marcusa di Gunale ( probabilmente perché era nativa di questo paese) che fu consorte del giudice Costantino I di Torres e nonna di quel giudice Barisone a cui lo strozzinaggio dei Genovesi impedì di liberare ed unificare la Sardegna in un unico regno.

Anche se non è noto perche gli Aritzesi nel XII srcolo abbiano dedicato questa località alla moglie deu giudice logudorese, l'poyesi piò probabile appare quella che Donna Marcusa di Ginale possa essere stata nativa e grande benneficiaria del paese di Aritzo.

Inoltre , poiché per antichissima consuetudine i Sardi hanno sempre onorato e commemorato i loro morti, le sepolture dei personaggi importanti del Periodo Giudicale dovevano sicuramente esistere per cui sorge il problema di risolvere il grande mistero individuato dal quesito:


Perchè esse sono state fatte sparire ?






Parte II


Il mistero della sparizione delle sepolture dei personaggi sardi più insigni de Periodo Giudicale può essere chiarito eseguendo un’attenta indagine storica con criteri non molto simili a quelli con cui solitamente viene condotta un’indagine poliziesca.
Pertanto in primo luogo è necessario scoprire il genere di luogo in cui solitamente i Sardi e le sepolture in questione anche se su ciò non ci è pervenuta alcuna informazione diretta.
Si apprende infatti attraverso i Condaghi che nel Periodo Giudicale i defunti, a seconda del loro ceto sociale venivano inumati o dentro le chiese o in un loro spazio esterno recintato destinato ai meno abbienti.
All’interno degli edifici religiosi i defunti venivano accolti a seconda della loto importanza in sepolture sistemate sulle pareti laterali delle cappelle.sotto il pavimento o in un ambiente sotterraneo chiamato clostra.
L’accoglirnza dei defunti entri le mura di un edificio religioso non era gratuita poiché appare giustificata con le formule testamentari pro remissione pecatos meos o po sa salvezza dess’anima mea…… appare contrassegnata da una donazione a favore della chiesa che nel migliore dei casi è pari alla quota ereditarsia che spettava ad ogni figlio edel defunto o, in assenza di erredi a totu cussu ki appida in domu e foras de domu ( tutto ciò che jl defunto possedeva in casa e fuori di casa) .
In molti casi tali donazioni sono tanto cospicue da costituire un ricco patrimonio come quello del nobile Donnu Petru Murtinu il quale per essere interrato nella Chiesa di S.Maria di Bonarcado fece una donazione che comprendeva oltre che, lenzuola, coperte cuscini ematerasso, candelieri d’argento, 5 libre d’argento, 30 vacche,10 cavalle, 800 pecore, 200 capre ,100 scrofe ed una estesa proprietà terriera comprendente anche 8 servi ed 8 serve che vi dovevano lavorare gratuitamente ecc.
Si deve pertanto desumere che anche i giudici con i loro familiari venivano sepolti all’interno delle chiese ed, in particolare, nelle cattedrali dei capoluoghi isolani in cui risiedevano ed esercitavano il loro potere politico.
Pertanto appare quasi certo che i giudici del Logu, de Karali, almeno dai tempi di Orzooco e Torchitorio sino a quelli di Guglielmo e Benedetta di Massa, siano stati sepolti nella Cattedrale di Cagliari cosi come i gtandi personaggi del Logu de Arbaree quali Comita, Barisone ,Maruano II, , Ugone II,Mariano IV, e i figli Ugone III ed Eleonora siano stati sepolti nella Cattedrale di Oristano, o in altri edidici religiosi del Giudicatod'Arborea .
Tuttavia in tutte queste cattedrali, come negli altri edifici religiosi isolani minori attualmente non è visibile alcuna traccia della sepoltura di qualche giudice delle sepolture dei personaggi nobili sardi menzionate nella documentazione medioevale che ci è pervenuta.
Così,ad esempio, ci è noto che Costantino I di Torre venne sepolto nella chiesa di Saccargia che lui aveva fatto costruire a sue spese, così come, un suo successore venne sepolto nella Basilica di Nostra Signora del Rgno in Ardara , ma in entrabe le chiese non vi è èiùalcuna loro ytacciaSA CHE costabtino I torres vebbe sepolto bella Chiesa di Sacargia
Conseguentemente si deve dedurre che qualcuno le fatte sparire tutte a bella posta per una precisa ragione.
Individuare questo qualcuno non è difficile perchè risaputo che in Sardegna ,come in qualsiasi altra regione del mondo cattolico, la gestione degli edifici religiosi è sempre dipesa esclusivamente dai parroci e dalle disposizioni delle loro autorità religiose per cui gli uni e le altre sono i responsabili diretti di ogni attività
svolta entri le loro mura.
Ciò significa che nel passato tutte le sepolture dei giudici e degli altri personaggi del mondo giudicale ospitate in questi luoghi sacri sono state fatte sparire dai loro priori o parroci dietro una precisa disposizione dettata dalle loto autorità religiose isolane probabilmente per un preciso ordine dello stesso Vaticano.
E’ quindi doveroso indirizzare in questa direzibn il quesito Come e perchè sono state fatte sparire le sepolture in questione ? così come e doveroso che dalla medesima direzione venga fatta pervenire ai Sardi una valida risposta.
Sperando che tale attesa non sia vana, cercando logicamente di anticipare il contenuto di una eventuale tisposta dai vertici religiosi possiamo porre
lee seguenti ipotesi :
a’)- Le sepolture pssono essere state completamente distrutte disperdendo o occultando il materiale e scheletri all’esterno degli edifici religiosi che le ospitavano.
b)- Le sepolture sono state spostate ed occultate all’interno delle chiese per cui anche se non sono più visibili da parte dei fedeli possono essere cercate e recuperate .
Per quanto riguarda la seconda parte del quesito si può ipotizzare che le sepolture siano state distrutte od occultate o per una esigenza economica o più probabilmente una ragione strettamente politiche.
La ragione economica è individuata dalla necessità di liberare lo spazio per accogliervi via via le sepolture dei nuovi padroni della Sardegna.
Invece la ragione politica, oltre che dalla totale acquiescenza della Chiesa alla volontà di ogni nuovo padrone della Sardegna era dettata dalla necessità di distruggere integralmente la memoria storica dei Sardi èer cancellare quindi Sardi dalla loro coscienza ogni ricordo della loro antica grandezza e quindi anche igni minima reminiscenza del lungo e prospero periodo di indipendenza nel corso del quale essi sono stati governati da istituzioni politiche impostate su una democrazia reale di gran lunga migliore di quella attuale.
Ciò perchè allora i Sardi indirizzavano il loro consenso politico tutelando i loto interessi vitali mentre, per contro, oggi votano scegliendo ciò che è già scelto all’esterno della Sardegna per salvaguardare rapaci interessi continentali che risultano in opposizione con un reale progresso civile Isolano.


F. Bruno Vacca

martedì 7 luglio 2009

IL FALSO MITO DI ELEONORA D'ARBOREA

martedì 7 luglio 2009 F.Bruno Vacca

Atto Storico di Accusa

contro


Eleonora d’Arborea


e contro
coloro che hanno creato o mantengono ancora vivo il suo falso mito per nascondere ai Sardi che da molti secoli il loro grande malessere storico in grande parte è dovuto ai tradimenti che subiscono ad opera dei loro capi politici che antepongono i loro interessi personali a quelli del Popolo Sardo




.E’ riscontrabile che numerosi personaggi importanti del mondo politico, economico e culturale extra insulare quando mettono piede Per la prima volta in Sardegna, tanto per conquistarsi a buon prezzo il favore e la simpatia locale sono soliti adulare i Sardi lodandoli perché possono vantare un eccezionale ed illustre personaggio storico come Eleonora d’Arborea, spesso assimilato a quello di Giovanna d’Arco, perché, oltre che una grande legislatrice, sarebbe stata la più eroica combattente nella difesa ad oltranza della libertà e dei più vitali interessi dei Sardi.
Tuttavia è doveroso informare i Sardi, ( in particolare quelli che hanno come più alto ideale della loro esistenza il riscatto storico del popolo a cui appartengono che necessariamente è la premessa sine qua non di una sua nuova affermazione civile e spirituale) che un’attenta ed onesta valutazione di tutte le notizie storiche che riguardano questoPersonaggio porta necessariamente ad definizione morale, politica e culturale ben diversa della sua figura per cui ai deve concludere che astutamente, proprio a patire da le false Carte d’Arborea è stato abilmente utilizzatoper celare ai Sardi l’esistenza di due ben più grandi eroi che essi avrebbero potuto emulare quali furono Mariano IV e Ugone III d’Arborea.

a ) - E’ falso che Eleonora d’Arborea ha promulgato la Carta de Logu perchè come lei stessa asserisce nella prefazione del documento, esso era in vigore già ai tempi di Mariano IV e probabilmente anche prima.Ella semplicemente la emendò: ossia vi introdusse delle modifiche dettate da interessi politici personali.( Sa cartha de loghu sa quali cum grandissimo et prouìdimèto fudi facta per issa bòa memoria de iuighi Margiani padre nostru in qua directu iuyghi de arbaree essendo correcta per ispaciu de xvi.annos passados commo per multas varietadis de tèmpus bissognando de necessitadi corrigerela et mèndari.)

b)E’ falso che Eleonora d’Arborea abbia indossato l’armatura ed impugnato le armi per combattere i nemici dei Sardi sia perché nell’occasione era tutt’altro che giovane ( contava oltre 50 anni ) , sia perchè non esiste una documentazione che comprovi la sua partecipazione ad azioni di guerra.c) Eleonora d’Arborea era una donna crudelissima e ciò è comprovato dal fatto che fece squartare da due cavalli un suo oppositore politico, il camerlengo Skintu, accusandolo di lesa maestà.

d) - E’ falso che Eleonora d’Arborea sia stata la grande eroina paladino in gonnella della libertà dei Sardi.

E’ invece vero :
Eleonora d’Arborea ha tradito i Sardi vendendo la loro libertà in cambio del riconosciinento da parte degli invasori, senza avere subito alcun tracollo militare cede loro quasi tre quarti dell’Isola precedentemente liberatieroicamente dal padre e dal fratello con grandi sacrifici personali.


La figura di Eleonora d’Arborea è resa ancora più negativa da vari dati checi rivelano che lei quasi sicuramente ha conquistato il potere politico mediante una trama diabolica in cui , assieme al marito, appare la più probabile mandante dell’ assassinio del fratello e della nipote tredicenne.

E’ moto ai cultori di storia isolana che il giudice d ‘Arborea Ugone III, dopo appena sette od otto anni di governo, venne massacrato a pugnalate e gettato in un pozzo insieme alla sua unica figlia: la giovanissima Benedetta.La data ed il luogo dell'eccidio non so- no noti; gli studiosi hanno supposto che questo trist-e fatto si sia verificato, tra la fine del 1383 e gli inizi del 1384 , in Oristano nel corso di una congiura di palazzo o di una sommossa popola-re; tuttavia ritenia1mo più probabile, per logica, che Ugone e la figlia tredicenne siano stati assassinati in un agguato, avvenuto non lontano dalla città di Oristano nella data dei 3 marzo 1384.A questo personaggio la storia sarda convenzionaie, cioè quella dettata dal vigente sistema politico culturale, per non dare ai Sardi un pericoloso esempio da imitare, ha dato sempre poca importanza considerandolo un figura idi secondo piano quasi priva si valore.
Tuttavia, un attento studio e valutazione delle poche informazioni disponibili relative a questo tropo sottovalutato personaggio storico sardoci permettono di ritrovarela drammatica verità sugliepisodi finali della sua esistenza e di trovare la soluzione di quel giallo storico ancora insoluto che è stato archiviato di proposito per mon fare sapere ai Sardi che dallaseconda metà del XIV secolo d. Csono stati spesso traditi dai loro capi politici.Figlio dei giudice Mariano IV d’Arborea, e come tale fratello della famosa EIeonora e della meno famosa Beatrice, nacque probabilmente verso il 1337 e dato il continuo stato;di guerra che i giudicato d’Arborea svolgeva per liberare la Sardegna dall’asservimentofeudale imposto dal re d’Aragona Pietro IV"ricevette una rigida educazione mili- tare che presto lo portò a partecipare a fatti d’armi importanti sia in terra chein mare.Alla morte dei padre, avvenuta nel 1376. sostituendolo nella carica giudicale, continuò ad oltranza Ia guerra contro gli AragonesiLa sua tempra sarda di uomo tutto`di‘un pezzo e Ia sua grande perizia militare unitamente ad un odio implacabile contro il nemico del Popolo Sardo, lo portarono a partecipare attivamente a rutti quei fatti di guerra e in mare che determinarono la liberazione di quasi tutta la Sardegna poiché solo le roccaforti di Cagliari ed Alghero dove all’estremo delle forze, resistevano asserragliate le truppe di Pietro IV.Ma proprio mentre si stavaper r aggiungere il successo finale, quando Ugone IIIdiventato di fatto Sennore de Sardiniaattendeva il riconoscimento ufficiale ossia l’investitura papale a Re di Sardegna per fare rintoccare per la prima volta la campana che doveva annunciare ai Sardi l’avvenuta liberazione della loro terra,venne barbaramente trucidato assiemealla figlia destinata a succedergli.Sinora questo importantissimo avvenimento a bella posta e stato quasi cancellato dalla memoria storica deiSardi perché è stata fatta sparire anche la sua tomba e pertanto non è stato eretto a lui al padre alcun monumento, resta solo la sua campana della sarda libertà che danneggiata giace ben nascosta nei sotterranei dek Museo diCagliari forse perché secondo una leggenda il Popolo Sardo riavrà la sua libertà solo quando farà sentire i suoi rintocchi dopo essere stata riparata.Anche se sinora il giallo storico relativo a Ugone III è stato lasciato insoluto analizzando razionalmente tutti i dati che lo riguardano secondo la logica di causa ed effetto automaticamente oltre che la demolizione del falso mito di paladino in gonnella del nazionalismo sardo, si è portati alla formulazione di un preciso e terribile atto d'accusa, secondo il quale, Eleonora con la complicità del marito Brancaleone, è stata la cinica, criminale e snaturata mandante dell’omicidio del fratello e della nipotina.
Gli elementi che convalidano la nostra tesi sono:


1 ) - Ci é noto che Brancaleone precedentemente per conservare il dominio che esercitava in una larga parte della Sardegna Settentrionale si era riconosciuto feudatario di Pietro IV d’Aragona e come tale si era alleato con lui per opporsi alla lotta di liberazione nazionale che Mariano ed il figlio stavano svolgendonell’Isola; in pratica egli era un nemico dei Sardi e come tale non era gradito alla famiglia di Mariano IV.
Tuttavia, non si sa come, nel 1376, anno della morte di Mariano IV riuscii a sposare la trentaseienne quasi zitella Eleonora rimasta nubile sino ad allora perché una bruciatura l’aveva resa poco attraente deturpandole il volto.Appare probabile che Ugone abbia gradito poco questo matrimonio della sorella con Brancaleone perchè questo suo avversario politico, oltre che essere un anziano ed impenitente donnaiolo padre di numerosi figli illegittimi appare spinto a quelle nozze più che da sentimenti amorosi, da convenienze politiche ed economiche poiché Eleonora alla morte del padre ereditò una larga parte delle sue ingenti ricchezze

2 ) -Se Ugone III fosse riuscito a diventare Re di Sardegna di diritto tramite l’investitura paventata tata dal papa Urbano VI, di fatto spazzando via la ultime resistenze aragonesi a sua politica nazionalista gli avrebbe imposto, senza molti riguardi per la sorella, l’annullamento dei potere politico che Brancaleone esercitava nei suoi feudi sardi; ciò al fine liberare il nord della Sardegna dal dominio dei Genovesi

3 ) - I rapporti di Ugone III con la sorella e con ilcognato erano tutt’altro che cordiali dato che dopo avereportato via la città di Sassari ai Genovesi si era impadronito del feudi isolani di Brancaleone costringendolo a trasferirsi a Genova con moglie e figli.

4 )- E’ presente nell’archivio erotico di Barcellona un documento scritto di pugno nel 1382 da Eleonora d’Arborea che comprova che lei alcuni mesi prima dell’uccisione del fratello era un combura con il re d’Aragona al quale promette di donargli in breve tempo l’intera Sardegna e poiché ella non disponeva forze militari atte a conquistare l’Isola ciò implicavaautomaticamente l’eliminazione fisica del fratello.

5 )- Appare molto verosimile che l’uccisione di Benedetta, anche se era una ragazzina non sia avvenuta accidentalmente ma intenzionalmentePerché se fosse sopravvissuta al padreAvrebbe di diritto potuto ereditarne oltreche gli averi anche il potere politico.
6 ) - Coloro che trassero direttamente i maggiori vantaggi della morte di Ugone III e della figlia furono Eleonora e i suoi figli da un lato e il marito dall’altro perché la prima s’impadronì del Giudicato d’Arborea ed il secondo riebbe i feudi sardi che considerava ormai persi.

7 ) – Nel 1383, poco prima dell’uccisione di Ugone III, Brancaleone si reca a Barcellona per offrire a Pietro IV il controllo dell’intera Sardegna quando questa era ancora saldamente nelle mani del cognato il che lascia dedurre che egli era a conoscenza della sua prossima cruenta eliminazione.Si sa che nell’occasione Pietro IV quale anticipo della ricompensa per questo servizio nominò Brancaleone Barone della Marmilla anche se questa area del Canpidano era parte integrale del Giudicato d’Arborea.Brancaleone dopo avere avuto i contatti con il re d’Aragona spontaneamente , senza giustificati motivi, si trattenne a Barcellona sino alla morte di Ugone III.Si può pertanto sospettare che lui abbia fatto ciò per crearsi un alibi.

8 ) – Anche Eleonora,sicuramente per la stessa ragione, era a Genova quando venne assassinato il fratello e la nipote e ciò lascia desumere che il piano diabolico che il piano diabolico che lei aveva elaborato per conquistare il potere politico isolano implicò l’impiego di fidati sicari probabilmente assoldati in un probabile partito di suoi sostenitori.

9 )Quando Eleonora arriva in Sardegnavenne accolta con molta ostilità poichè lei informò subito il re d’Aragona che fu costretta la a ricorrere alla forza per imporre l’obbedienza a paesi e città che rifiutavano il suo governo.Tutti i dati citati chiaramente sono più che dimensioni per incriminare Eleonora d’Arborea ed il marito di un delitto chefu tanto orribile non tanto perchè implicò il versamento del sangue del fratello e quello innocente della giovanissima nipote, ma sopratutto perché esso è stato il presupposto che ponendo fine alla libertà dei Sardi li ha fatti precipitare in un secolare asservimento politico, economico e culturale che perdura ancora sino ai giorni nostri poiché esso non pago di avere oltremodo impoverito la nostra terra e semidistrutto la nostra sarda identità sta ora distruggemmo anche le nostre anime.


E' oltremodo assurdo, ingiusto e vergognoso che i Sardi



continuino a venerare storicamente colei che li ha traditi e ignorino quasi



completamente i loro veri eroi che hanno vissuto combattendo e morendo per

l
a sarda libertà quali furono Mariano IV, Ugone III e tanti altri personaggi storici.

Pertanto è doveroso proporre la costituzione di un comitato impostato su un





volontariato culturale per attuare la giusta rievocazione , rivalutazione ed onoranza




dei veri eroi del Popolo Sardo.

Coloro che sono disposti a cooperare con tale iniziativa sono pregati di porsi in





comunicazione con