sabato 7 marzo 2009

SARDEGNA PARADISO DEI SARDI ?

Sardegna Paradiso dei Sardi ?












il volto reale della Sardegna contemporanea







F. Bruno Vacca





lI glorioso ed antico passato dei Sardi in modo indelebile non č stato scritto, nel papiro, nella pergamena; è stato scritto principalmente con i macigni ciclopici che costituiscono le decine di milioni di metri cubi di muratura globalmente incluse negli oltre diecimila nuraghi sparsi in lungo ed in largo in tutto il territorio della Sardegna mediante i quali, per oltre un millennio e mezzo, è stata garantita l’indipendenza dell’Isola e la libertà dei suoi abitanti, libertà che si manifestava soprattutto con la facoltą di essere se stessi e di vivere armonicamente secondo le leggi del creato indirizzando la propria esistenza verso un progressivo miglioramento, non solo materiale ma soprattutto mentale e spirituale.L’Epopea dei Sardi appare scritta nei nuraghi per ricordare ai loro discendenti la loto atavica gloriosa potenza e che, per diritto di nascita, devono essere liberi ed assoluti signori della loro terra e del proprio destino.
Nonostante ciò, attualmente troppi Sardi contemporanei, ignorando questo grande messaggio dei loro avi, senza rendersi conto di avere subito una profonda acculturazione, si vergognano di essere sardi e affermano, nel peggiore dei casi, di essere italiani e nel migliore dei casi di essere allo stesso tempo italiani oltre che sardi.
Tale vergogna solitamente si manifesta con un rigetto totale o parziale della lingua e dei valori tradizionali sardi per assumere la parlata ed il modo di vivere degli Italiani erroneamente ritenuti di livello superiore.Questo poco dignitoso fenomeno autolesionista, posto in evidenza dai molti sardi che, dopo una certa permanenza in una regione italiana fanno ritorno ai loro paesi d’origine manifestando
esprimendosi in italiano con una intonazione settentrionale o meridionale, credendo cosģ di manifestare un progresso culturale.
Non meno grave è il fenomeno di tutti quei presentatori televisivi o teatrali isolani i quali, anche se si atteggiano a difensori delle tradizioni sarde, sono soliti presentare al pubblico sardo canti e balli sardi parlando artificiosamente in lingua italiana e non naturalmente in lingua sarda.
In un caso e nell’altro i protagonisti di questi fenomeni, quindi, appaiono lieti di essere degli integrati perchè ignorano che l’integrazione non è altro che una rinuncia ad essere se stessi ed implica sempre una volontaria rinuncia totale o parziale della propria identità; tale fatto essenzialmente costituisce un fenomeno deleterio contro natura perchè a tutti gli effetti non è altro che un autolesionismo mentale e spirituale che solitamente conduce a varie forme di sottomissione passiva di un popolo ad un altro popolo presuntamente superiore sul piano civile e culturale.
Inoltre troppi sardi dichiarando di essere sardi ed italiani allo stesso tempo, pretendono di avere due identità distinte ed affermano, quindi, di essere psichicamente poco equilibrati perchè scientificamente la coesistenza di due identità distinte in uno stesso essere umano viene considerata dalla psichiatria quell’alterazione mentale definita schizofrenia.Poichè una naturale normalità è rivelata dal possesso di un’unica identità, è necessario stabilire in modo definitivo se i Sardi siano realmente italiani o no.
A tal fine analizzando il significato del termine sardo si riscontra che, solitamente quando viene usato in senso generico, è un aggettivo qualificativo che indica un abitante o nativo della Sardegna il quale di sardo spesso ha poco o niente, anche se è nato in Sardegna perchè l’esperienza umana insegna che quando la volpe pregna entra nell’ovile per rubare gli agnelli, se per caso partorisce genera sempre volpi e mai agnelli.
Pertanto essere nato o vivere in Sardegna non sempre significa essere sardo anche se spesso molti forestieri trasferiti nell’Isola, seguendo l’esempio del lupo che entra nell’ovile travestito da agnello, sostengono astutamente di sentirsi pił sardi dei Sardi per potere usurpare solitamente prerogative che dovrebbero per diritto naturale essere riservate solo ai Sardi.
La parola sardo, però, può essere intesa anche come sostantivo ed, in tal caso, dovrebbe essere scritta Sardo poiché indica un essere umano che per razza, identità culturale e modo di vivere si distingue nettamente da ogni altro abitante della terra; risulta cioè dotato di caratteristiche antropomorfe e di valori umani attualmente poco comuni nelle societą moderne che lo qualificano come appartenente alla Nazione Sarda che indica una configurazione umana ben distinta e diversa non solo da quella espressa dalla Nazione Italiana,ma anche da quelle espresse da tutte le altre nazioni del pianeta Terra.
Infatti, poichè per definizione la parola nazione indica un insieme di esseri umani appartenenti ad uno stesso gruppo etnico viventi in un medesima distinta area geografica, parlanti la stessa lingua e aventi in comune l’identità culturale, passato storico e,tradizioni, modo di sentire e di vivere, è pił che evidente che i Sardi non possono assolutamente essere ritenuti Italiani perchè non hanno in comune con essi alcuna delle menzionate e indispensabili caratteristiche per essere tali.
Infatti, i Sardi appartengono ad una razza diversa come è confermato dalla diversità di varie caratteristiche antropomorfe e del loro diverso DNA; vivono in una regione che, oltre ad essere geologicamente e ambientalmente diversa e anche staccata e distante dalla Penisola Italiana, parlano una lingua del tutto incomprensibile agli Italiani, hanno un diverso passato storico e sopratutto, diversi usi, costumi, tradizioni e modo ben diverso di vivere e di sentire.


Si deve pertanto concludere che i Sardi risultano esclusivamente di nazionalità sarda e che, come è scritto nelle loro carta d’identità, di italiano hanno soltanto la cittadinanza.
Vale a dire che essi sono governati secondo le leggi dello Stato Italiano dopo che la Sardegna è stata annessa all’Italia, non con un plebiscito, ma con un’operazione politica truffaldina denominata Annessione agli Stati Continentali.
Tutto ciò non sarebbe stato un male insopportabile se l’Italia si fosse comportata nei confronti dei Sardi come una buona madre premurosa anzichè come una matrigna cattiva, egoista ed ingiusta che tutto prende dando poco o nulla; cosa che d’altronde era impossibile perchè essa storicamente non ha trattato con la stessa bontà i suoi stessi veri figli perchè ha sempre ingiustamente favorito gli interessi degli Italiani del nord trascurando volutamente ed ingiustamente quelli degli Italiani del sud.
Pertanto ai Sardi, essendo questi suoi figliastri, ha riservato un trattamento di gran lunga peggiore di quello fatto agli Italiani del sud, poichè anzichè limitarsi a trascurare i loro interessi vitali li ha sempre sottoposti ad un avvilente malessere per elargire maggiore benessere ai suoi veri figli.
La Sardegna appare politicamente unita all’Italia in uno strano e perverso rapporto fatto in modo che tutti i mali posseduti dall’Italia vi arrivano notevolmente ingranditi mentre per contro i pregi vi arrivano rimpiccioliti.
Conseguentemente, da questa annessione i Sardi hanno ricevuto pił male che bene; ciò non diversamente dagli altri popoli che nel corso della storia sono riusciti ad insediarsi nell’Isola; tutti hanno sempre fatto in modo di relegarli in uno stato di inferiorità per fare in modo che essi dovessero sempre liberamente comandare ed i Sardi onerosamente obbedire.
Lo stato di inferioritą in cui sono relegati i Sardi appare tuttora molto evidente considerando che la maggior parte dei Sardi che partono dalla Sardegna vano in Italia per svolgere un ruolo servile o sub- proletario mentre, per contro, la maggior parte degli Italiani arrivano in Sardegna per svolgere un ruolo padronale o di turisti..Ciò è avvenuto perchè i Sardi, anche se lo ignoravano e vivevano nelle ristrettezze di una realtą rimasta sottosviluppata a causa di pesanti condizionamenti esterni dettati dalla storia, a tutti gli effetti erano pił ricchi degli Italiani, perchè il loro habitat possedeva ingenti ricchezze costituite dalle materie prime che nel sec. XIX erano indispensabili allo sviluppo industriale.





Lo Strano Paradiso Sardo



A detta di molti autori del passato e del presente e di milioni di turisti che l’hanno visitata dalla seconda metà del secolo scorso sino ad oggi, la Sardegna è un vero e proprio paradiso ambientale; deve essere considerata, sia per la sua felice posizione geografica altamente strategica sul piano militare e su quello delle rotte commerciali, sia per le sue notevoli risorse naturali la pił importante isola del Mediterraneo anche se tale qualifica erroneamente viene solitamente attribuita alla Sicilia perchè possiede una superficie di poco superiore e soprattutto una popolazione di numericamente maggiore.
La Sardigna, benchè sia la pił splendida e suggestiva isola del Mediterraneo con una estensione territoriale di poco inferiore a quella della Sicilia, rispetto alla quale risulta allo stato potenziale notevolmente avvantaggiata, oltre che per una migliore posizione geografica, per una migliore conformazione territoriale e per la presenza di maggiori risorse naturali, risulta attualmente meno sviluppata economicamente, eppure se scientificamente è comprovabile che la Sardegna allo stato potenziale è dotata di possibilità di sviluppo di gran lunga superiori a quelle attualmente possedute ed attuate dalla Sicilia.Tuttavia non si puņ fare a meno di constatare che allo stato attuale la Sardegna, malgrado queste importanti prerogative fondamentali, possiede allo stato attuale una popolazione di circa 1.600.000 abitanti è equivalenti alla metą della popolazione della cittą di Roma e ad un quarto della popolazione della Sicilia assommante a circa 6.500.000 abitanti il che appare naturalmente assurdo ed incomprensibile.
Ma ancora pił assurda ed incomprensibile risulta la constatazione che questo piccolo paradiso terrestre mediterraneo dotato di 24.000 Kmq. di territorio in buona parte coltivabile e contornato da 1.900 Km. di coste di alto valore turistico e per svariate iniziative imprenditoriali legate al mare ( l’intera Italia con la Sicilia e le sue isole minori possiede appena 7.500 Km. di coste ), per tutta l’etą moderna sino ai giorni nostri, anche se funziona come un piccolo paradiso per i non Sardi non riesce a garantire una vita priva di pesanti restrizioni alla maggior parte dei Sardi.Pertanto questi ultimi la considerano come una fattispecie di purgatorio penalizzante
Ciņ spiega perché una notevole parte della sua gią ridotta popolazione in maniera sempre pił crescente è stato ed è ancora destinata ad abbandonare l’Isola per fuggire dalla disoccupazione e dalla conseguente miseria.
L’abbandono dell’Isola da parte dei Sardi, iniziato nell’800‘ con piccole ondate migratorie dirette prima in Nord-Africa e, poi, in Sud-America ed in Italia, è andato crescendo vertiginosamente dopo il secondo conflitto mondiale.
Si è calcolato che nella sola seconda metą del secolo XX circa 500.000 Sardi ( un terzo della popolazione isolama) sono stati costretti ad abbandonare la loro terra a malincuore per disperdersi nel mondo per cui non è azzardato definire tale fenomeno un vero proprio Genocidio in guanti bianchi dei Sardi.
Esso, lungi dall’arrestarsi, dopo il rallentamento transitorio registrato negli ultimi decenni del secolo scorso, sta riprendendo in maniera accentuata negli anni correnti ponendo in evidenza la grande contraddizione presente nella realtą della vita sarda determinato dal fatto che un popolo si ritrova povero in una terra ricca.Il Popolo Sardo è assimilabile a colui che muore di fame pur vivendo in un grande deposito di generi alimentari inscatolati.La situazione economica dell’Isola appare assurda ed inconcepibile, perchè anche se l’Isola è stata intensamente saccheggiata sia in tempi lontani che recenti, risulta ancora dotata di numerose risorse e varie prerogative su cui impostare un notevole sviluppo economico atto ad elargire un alto grado di sicura e duratura agiatezza a tutta la sua popolazione.
Pertanto si deve necessariamente riconoscere che il ruolo passivo svolto dai Sardi nella vita economica della loro terra è determinato da una serie di condizionamenti di pura marca coloniale dettati da interessi esterni, che dalla classe politica isolana sono stati pił favoriti che combattuti.
Chiaramente il contenuto di questo inconfutabile stato di cose indica che in Sardegna esiste qualcosa che non va ;esiste una gravissima situazione che deve essere assolutamente rimossa perchè intollerabile per ogni popolo dotato di alti valori umani e quindi potenzialmente destinato ad assumere un ruolo superiore nell’esistenza umana.
Naturalmente per rimuovere questo qualcosa che non va è necessario prima individuarlo con certezza; ossia bisogna trovare le cause che impediscono ai Sardi di usufruire delle prerogative di possibilitą di sviluppo offerte dalla loro madre terra.
Per rendere pił semplice e comprensibile il metodo utilizzabile in tale ricerca, facendo riferimento all’esempio di colui che muore di fame dentro un grande deposito di cibo inscatolato appare subito evidente che tale assurda e deprecabile situazione puņ essere determinata da una o pił delle seguenti cause:
1)- L’uomo muore di fame perchè non essendo in grado di accertare la natura della merce custodita nel deposito, ignora che vi sia presente del cibo.
2)- L’uomo muore dalla fame perché, pur essendo al corrente che nel deposito vi sono enormi quantitą di cibo in scatola, non puņ accedere ad esso perchè non possiede un apriscatole o qualsiasi altro strumento ad esso equivalente.
3) - L’uomo muore dalla fame perchè pur avendo l’apriscatole non lo usa per mancanza di esperienza. teme di procurarsi qualche taglio alle dita.
4) - L’uomo muore dalla fame perchè, pur essendo informato della presenza del cibo e possedendo un apriscatole che sa usare molto bene, qualcuno gli impedisce di usarlo o di avvicinarsi ai barattoli di cibo.
Queste cause elencate in parte o integralmente possono coesistere nel caso della situazione reale dei Sardi ed esse, in sostanza, si traducono in impedimenti o condizionamenti determinati da cause prevalentemente di natura economica ,culturale e politica che possono essere individuate mediante un’analisi non solo della situazione economica , culturale e politica nelle quali è inserita l’Isola.

L’ Economia Povera di una Terra Ricca



La Sardegna è una terra economicamente vampirizzata poichè, essendo priva di un sistema produttivo di beni finiti indispensabili per le necessitą della vita quotidiana della sua popolazione, è costretta ad importare da oltremare tutto di tutto.Importa, infatti, quasi il 100 % di qualsivoglia settore merceologico che implicano non solo gli avanzati e costosissimi impianti produttivi di avanzata tecnologia. ma anche quelli semplici ed elementari come quelli che producono i lacci da scarpe o altri articoli della stessa importanza.
Si importa persino oltre l’80% del fabbisogno alimentare che talvolta include anche il prezzemolo. Pertanto sostanzialmente la Sardegna, essendo un’area passiva di consumo che tutto importa e poco o niente produce, è sottoposta ad un interminabile dissanguamento economico poichè tutto il suo modestissimo reddito, viene costantemente risucchiato dall’esterno.
Per il persistere di questa situazione la Sardegna costantemente appare sottoposta malessere economico che costringe i Sardi ad abbandonare la propria terra per cercare altrove in lavoro e quindi un reddito indispensabile alla propria sopravvivenza.
Poichč attualmente vi vengono importati dei beni che in un passato erano prodotti in loco., si deve pensare che la deleteria situazione della Sardegna di area passiva dei consumi sia stata creata a bella posta, per inibire allo stesso tempo lo spirito di iniziativa dei Sardi e le loro possibilitą evolutive.
Ciņ risulta ampiamente confermato, oltre che dal fatto che in Sardegna dal secolo XIX ai tempi attuali vengono importati numerosi beni che potevamo e dovevano essere prodotti facilmente in loco perchè costituiti da materie prime che non essendo presenti in Italia vengono tuttora prelevate dall’Isola; a ciò va aggiunta la forzata cessazione di alcune tradizionali produttività sarde, quale quella del sale o di svariati pastifici, per fare invadere il mercato isolano dalle importazioni di analoghi prodotti non sardi.
Pertanto si deve desumere che lo stato di area passiva dei consumi che caratterizza attualmente la vita economica isolana dipende sostanzialmente da condizionamenti tipicamente coloniali imposti liberamente per la radicata inefficienza o connivenza dalla classe politica isolana.
Questa assurda e quanto mai inconcepibile situazione è la causa pił appariscente del grande e lungo malessere economico sardo che dal secolo scorso ad oggi si esprime con quella indigenza e con quella interminabile disoccupazione che hanno costretto e costringono troppe centinaia di migliaia di Sardi ad abbandonare la loro terra per procurarsi altrove i mezzi indispensabili per la loro sopravvivenza.
L’assurdità di questa situazione dei Sardi appare rimarcata dal fatto che essa stata attuata nella loro terra a partire dal periodo in cui la rivoluzione industriale garantiva la grande crescita civile della maggior parte delle contrade europee, specie di quelle dotate di materie prime, di cui la Sardegna era ricca e quindi aveva tutti i numeri per farne parte.
A tale proposito si deve tenere presente che questa deprecabile situazione economica isolama è stata attuata e mantenuta, oltre che da vari condizionamenti imposti dall’esterno, anche per la costante incapacità della classe politica isolana di tutelare dovutamente i pił vitali dei Sardi, poiché, oltre a non avere mai elaborato ed attuato una feconda programmazione economica isolana per interessi di partito o personali, ha sempre mostrato la sua connivenza o passività nei riguardi della politica italiana che ha aggravato i problemi dei Sardi anzichè risolverli.Numerosi sono gli argomenti che dimostrano la validità di quest’ultima affermazione, ma il pił consistente fra essi e senz’altro che i politici isolani quasi concordemente hanno permesso che nell’Isola anzichè un’industrializzazione indirizzata alla lavorazione delle materie prime presenti o producibili nell’isola, per produrre beni finiti di prima necessità destinabili a colmare il fabbisogno locale e all’esportazione, che č quella che puņ eliminare la vampirizzazione economica isolana, ha permesso che vi venisse impiantata un’industria indirizzata ad una lavorazione primaria di materie prime d’importazione.
Poichè questo genere di industrie venivano respinte anche dai paesi del terzo mondo era facilmente prevedibile cle poche migliaia di posti di lavoro temporaneo concesse ai Sardi, non potevano di certo compensare gli ingenti danni che hanno arrecato all’ambiente e alla popolazione isolana.
A questo punto sorgono spontanei i seguenti quesiti:
Chi rifonde ai Sardii i gravissimi fondi finanziari assorbiti da queste industrie fallimentari mediante contributi regionali negati all’agricoltura, all’ allevamento del bestiame, alla pesca a mille piccole e grandi iniziative imprenditoriali locali capaci di creare posti di lavoro pił stabili, pił sani e sicuri?
Chi ripaga del distruttivo inquinamento portato da queste industrie hanno Sulcis, nel Cagliaritano, a Ottana e a Portotorres?Chi ripaga le famiglie delle numerosissime migliaia di coloro che sono morti di cancro perchè lavoravano o vivevano presso re industrie che hanno avvelena l’aria, l’acqua e la terra dell’ One isolane in cui sono state impiantate?Nessun personaggio politico isolano o italiano sinora non ha dato una qualche risposta a questi quesiti; ma ciņ che veramente è imperdonabile è che tutti quanti, senza chiedere scusa, come se niente fosse accaduto, continuano a governare le sorti del Popolo Sardo, forse perchè non ignorano che sinora la sua proverbiale pazienza non è altro che la pazienza dell’asino bendato che gira intorno alla mola fino alla totale consunzione di se stesso.
Tanto è vero che per distrarre l’attenzione dalla rovinosa situazione
creatasi nell’Isola., permettendo che vi venisse impiantato un sistema industriale tanto distruttivo e fallimentare astutamente sono ricorsi ad un astuto escamotage sbandierando ai quattro venti lo slogan secondo il quale i Sardi possono e devono vivere soltanto di turismo, slogan che, dopo essere stato accolto
acriticamente con grande plauso da parte di tutte le istituzioni culturali, politiche e sindacali .
A questo proposito è, però, doveroso precisare che molto spesso queste possibilità di crescita sono precluse del tutto alla società isolana per cui si dimostra in tal modo che il plagio subito è tanto intenso da rendere del tutto errato il proverbiale detto secondo il quale: L’ asino sardo si frega un volta solo.
Infatti, è necessario fare notare che in Sardegna tutta una serie di vincoli giuridici imposti dallo Stato Italiano, diversamente dal passato, impediscono ai Sardi un liberto accesso alle risorse della loro terra per potersi creare un’occupazione lavorativa indipendente, come facevano in passato.
Tanto è vero che in concomitanza al precedente slogan, proponendo specie di programmazione turistica espressa dalla poco intelligente parola d’ordine Sardegna fatti Bella che risuona quasi come l’ordine impartito da un protettore alla propria donna quando la manda a prostituirsi, nell’Isola oltre all’esagerato numero di parchi terrestri e marini, gią creati subito dopo il crollo dell’industria petrolchimica, si pretende, guarda caso, di creare un altro megaparco che dovrebbe includere larga parte del territorio della Barbagia e dell’Ogliastra.
A parte il fatto che l’ordine Sardegna fatti Bella, guarda caso, è stato tradito dal contro ordine che ha permesso di scaricare nell’Isola numerose migliaia di tonnellate di puzzolente immondezza proveniente dalla Campaniae doveroso notare che solo i Sardi molto sprovveduti e quelli integralmente colonizzati ( meglio dire coglionizzati ) non riescono a capire che la pluriparchizzazione del territorio interno e delle coste della Sardegna non è altro che un astuto complemento del progressivo e silenzioso genocidio non cruento o in guanti bianchi dell’etnia sarda, gia iniziato nel secolo scorso.
Infatti la istituzione di un tanto grande numero di parchi, eseguita forzatamente contro la volontą e gli interessi delle popolazioni locali, col pretesto di tutelare i valori ambientali isolani, ha come effetto principale quello di togliere altro spazio vitale ai Sardi che non hanno voluto emigrare, oltre quello gią stato gią tolto dalle troppe servitł militari imposte alla loro terra.
E’ chiaro che precludendo ill libero accesso in vaste estensioni territoriali viene a loro impedito di usufruire delle risorse naturali indispensabili per il sostentamento delle loro famiglie per cui essi progressivamente contro la loro volontą sono costretti ad emigrare o a confinarsi nei centri urbani costieri che vanno assumendo una funzione di estesi ghetti di cemento armato dove i Sardi estrapolati dalla natura vengono relegati nell’anonimato di un consumismo fine a se stesso; ghetti che hanno una funzione non molto dissimile da quella delle riserve indiane create negli U.S.A. per confinarvi i pellirossa dopo averli derubati del loro territorio.
Relativamente a questi parchi e alla giustificazione della loro creazione è doveroso osservare che è estremamente ingiusto ed illogico che essi penalizzino i i Sardi, perché se nell’Isola, contrariamente alla maggior parte delle regioni italiane ed europee, sono ancora integri numerosi valori ambientali č proprio grazie alle popolazioni locali che avvedutamente li hanno sempre tutelati dal pił lontano passato sino al presente.
A questo proposito è anche necessario tenere bene presente che tutti i gravissimi danni ambientali subiti dall’Isola sono stati arrecati dagli Italiani e non dai Sardi.Sono stati, infatti, i carbonai toscani a trasformare in carbone quasi tutti i boschi secolari dell’Isola per alimentare le nascenti industrie italiane; sono stati i i pescatori liguri, toscani, campani e siciliani a distruggere la rinomata pescositą del mare sardo, cosģ come i pescatori di Torre del Greco hanno liberamente saccheggiato i ricchi banchi coralliferi di Alghero, Bosa e Porto Corallo senza corrispondere alcun indennizzo ai Sardi che erano i veri padroni di ogni ricchezza posseduta dalla loro terra e dal loro mare..
Parimenti sono stati gli imprenditori minerari italiani, comportandosi come colui che entra in casa altrui senza chiedere permesso dopo aver divorato l’altrui’agnello arrosto se ne va fischiettando incuranti di avere insozzato i pavimenti seminandoli di ossa rosicchiate e di altri resti di pasto; sono stati loro e non i Sardi, ad inquinare ed a deturpare i territori circostanti dei numerosi centri minerari sardi, con alti ed enormi cumuli di detriti e di materiali di scarto ricchi di arsenico di pericolosissimi metalli pesanti che pioggia e vento hanno sparso a grandissima distanza, avvelenando terreni agricoli, fiumi e falde freatiche.
Alla stessa maniera in tempi molto pił recenti nuovi imprenditori industriali italiani, ,non molto diversi da quelli minerari, hanno sparso i veleni cancerogeni nella Laguna di S.Gilla, in larga parte della costa occidentale del Golfo di Cagliari, nelle coste del Sulcis, nella Piana di Ottana., nelle acque del Tirso ed a Porto Torres
Sempre italiani sono coloro che hanno permesso agli Americani di inquinare il mare della Maddalena con gli scarichi radioattivi dei sommergibili nucleari e a far che le aree costiere di Teulada e di Capo Frasca siano state seminate con piogge di piccoli e grandi proiettili ritenuti all’uranio impoverito,sparati nel corso delle continue esercitazioni terrestri e navali delle forze armate della NATO per portare molti danni ai Sardi e tanti soldi all’Italia.
Poichè pił che evidente che se la Sardegna possiede ancora integri numerosi valori ambientali esclusivamente grazie ai Sardi perche in passato come nel presente li hanno tutelati con il rispetto per la matura, se proprio si vuole tutelarli anche per il futuro non sarebbe pił facile e giusto, anzichè penalizzare i Sardi creando tanti parchi, vietare l’ingresso, non di certo a tutti gli Italiani, ma almeno a quelli che non sanno o non vogliono avere il dovuto rispetto per la casa altrui ?
A arte il problema dei parchi, nelll’Isola esiste l’assurda situazione per cui le importanti risorse economiche sono ancora precluse ai Sardi oltre che da gravi condizionamenti di natura economica e culturale, quali la carenza di una preparazione imprenditoriale e di capitali, anche da gravi impedimento legislativi, queste alla resa dei conti, mediante generose concessioni statali, finiscono col diventare un appannaggio quasi esclusivo dei forestieri senza che questi ultimi siano minimamente tenuti a dire almeno un minimo grazie ai veri padroni di casa..
Anzi a dire il vero nell’Isola è stata instaurata la quanto mai strana moda che sono i Sardi a dover ringraziare coloro che s’impossessano delle ricchezze isolane perchč promettono di concedere loro qualche posto di lavoro.
Fra tali risorse è da citare come esempio significativo quella costituita del turismo che ha portato ai Sardi pił svantaggi che vantaggi anche se essi con la parola d’ordine Sardegna fatti Bella vengono sollecitati a rendere pił splendida ed attraente la loro terra affinchè se la godano maggiormente gli estranei.
Infatti, i gravi danni quali la cementificazione delle coste, l’aumento del costo della vita e sopratutto la corruzione o il dilagante e deleterio abbassamento generale del livello morale del modo di vivere dei Sardi, sono generati dal particolare turismo d’èlite che sta avendo corso, in particolare, nelle coste della Gallura .
Questi mali di certo non sono compensati dall’assunzione di qualche migliaio di Sardi occupati stagionalmente per svolgere i lavori pił umili e meno retribuiti ( garzoni, lavapiatti, donne per la pulizia ecc.) nei villaggi turistici ed alberghi a cinque stelle di
dove il personale qualificato risulta prevalentemente non sardo, non soni compensati nemmeno dal modestissimo reddito stagionale di un languente artigianato artistico, di alcune centinaia di modestissimi centri di agriturismo e di bed and breakfast che costituiscono le poche briciole che cadono in terra dal ricco e suntuoso banchetto che gli imprenditori non sardi fanno con il turismo isolano.
Infatti, il grande flusso finanziario prodotto dalla vendita delle bellezze del mare e delle coste della Sardegna non viene intascato dai Sardi perchè non sono di loro proprietà i mezzi aerei e navali che trasportano i turisti nell’Isola, i grandi villaggi ed alberghi a cinque stelle edificati nelle sue pił belle coste così come sardo non è il loro personale qualificato, le derrate alimentari che vi si consumano perchè risultano prevalentemente d’importazione e quindi non ha indotto uno sviluppo della produttività agro-alimentare sarda.


Oltre tutto questi imprenditori extra-insulari diversamente da quel che si fa in altre regioni del non pagano ai Sardi attraverso il governo regionale nemmeno la Roialty; vale a dire quella percentuale dei guadagni che secondo la regolala internazionale gli imprenditori stranieri sono tenuti a pagare agli abitanti delle regioni im cui svolgono un’attivitą fondata sull’uso delle risorse locali.
Quindi in conclusione il grandissimo flusso finanziario prodotto dalla vendita o locazione delle bellezze ambientali dell’Isola arrivano nelle tasche dei Sardi pochi miseri spiccioli

La Situazione Culturale



La situazione culturale isolana è uno dei fattoti principali che hanno favorito e mantengono la trasformazione della Sardegna in area passiva dei consumi e ciò appare pił che evidente quando si riscontra che attualmente i Sardi risultano a tutti gli effetti un popolo che quasi passivamente, cioè senza troppi obiezioni e sempre minori resistenze. è portato a subire acriticamente qualsivoglia imposizione per un assurdo fatalismo che è sarebbe quasi congenito alla sua etnia.
Molti studiosi sardi perchè non stimano molto il popolo a cui appartengono o per ragioni di convenienza personale, senza preoccuparsi di ricercare le vere cause del fenomeno, anche se non ufficialmente, lo giustificano ripetendo ciiņ che è stato posto in bocca dai loro padroni politici, dicono cioè che i Sardi non possono agire diversamente perchè sono un popolo vinto.
Questa affermazione risulta tutt’altro che vera perchè è dimostrabile storicamente che essi, pił che un popolo vinto, sono un popolo plagiato; un popolo che, oltre tutto, a partire da una falsa eroina chiamata Eleonora d’Arborea, sino ad oggi, continuamene è stato ingannato, tradito e svenduto da quasi tutti gli stessi personaggi politici locali che lo hanno governato.Per porre in evidenza la validitą di questa asserzione iniziamo col dimostrare che i Sardi, allo stato attuale ufficialmente appaiono un popolo privo di storia, perchè la stessa Storia della Sardegna, quella elaborata dalle istituzioni cultuali ufficiale vigenti nell’Isola, sostanzialmente non è la storia dei Sardi ma di coloro che ora, con la forza ed ora con l’inganno, si sono impadroniti del ’Isola per scopi non di certo umanitari.
Pertanto la Storia della Sardegna, nella maggiore parte delle correnti versioni, non è altro che un riassunto degli avvenimenti isolani in cui Punici, Romani, Vandali, Bizantini, Pisani, Genovesi, Catalani, Spagnoli, Piemontesi ed Italiani, in successione, fanno una comparsa pił o meno lunga c nello scenario storico sardo recitando la parte di protagonisti principali mentre i Sardi, per contro, sono quasi assenti o quando vi compaiono, risultano mute comparse generiche che subiscono la storia anzichè farla.Inoltre che i Sardi abbiano subito e subiscono tuttora lo scippo della loro vera storia è comprovato dal fatto che a bella posta la Storia ufficiale ignora o stravolge radicalmente numerosi importanti ed evidenti contenuti del loro passato; in particolare quelli che comprovano ampiamente che essi costituivano un grande ed eroico popolo per molti versi civilmente e spiritualmente pił avanzato, non solo delle genti della Penisola Italiana, ma anche di quelle di numerose regioni mediterranee o europee, come è ampiamente dimostrato in altre opere personali gią pubblicate negli anni 90’ per r la dovuta grandezza del popolo a cui sono orgoglioso di appartenere.
Così , ad esempio, facendo passare la naturale sobrietą delle manifestazioni civili e culturali dei Sardi per indigenza economica, culturale e spirituale si continua a sostiene che essi in Epoca Nuragica erano confinati in un primitiva realtą agro-pastorale socialmente sottosviluppata costituita da una miriade di barbare ed incolte tribł continuamente in lotta fra di loto, mentre invece mediante un’attenta analisi razionale e obiettiva degli stessi contenuti fondata su inconfutabili dati scientifici e storici dimostra che i Sardi costituivano una grande potenza terrestre e navale del Mediterraneo Occidentale che fu capace di sfidare la potenza dei faraoni egizi.Questi stessi dati comprovano parimenti, in modo inconfutabile, che possedevano avanzate conoscenze tecniche che permisero di primeggiare non solo nel campo delle costruzioni terrestri, ma anche in quello delle costruzioni navali per cui furono autori di imprese oceaniche emulate da altri navigatori solo dopo oltre due mila e cinquecento anni.
Conseguentemente e tutt’altro che azzardato l’affermare che i Sardi sono stati i pił grandi ed abili navigatori dell’antichitą.Tanto per citare un altro esempio dello scippo subito dai Sardi, si puņ riscontrare dello la storia tace sul fatto che essi per tutto l’alto medioevo respingendo valorosamente ad oltranza l’invasione musulmana, che si era impadronita di tutto il Mediterraneo, hanno a tutti gli effetti salvato l’esistenza della Chiesa di Roma perchè se essi avessero permesso all’Islam di impadronirsi della loro Isola, per la sua vicinanza di questa con le coste italiane, ben diversa sarebbe stata la sorte del Vaticano e di una larga parte del. mondo cristiano.
L’intenzionale occultazione della reale storia dei Sardi risulta ancora pił evidente quando si constata che troppi avvenimenti concernenti la presenza degli invasori nell’Isola vengono riportati nella storia ufficiale della Sardegna, dopo essere stati modificati con vere e proprie menzogne prive di attendibilitą o sono stati sottoposti ad un vero e proprio lavaggio dei loro contenuti sporchi.
Poichč gli avvenimenti di questo genere antichi e recenti sono numerosissimi e non possono pertanto essere tutti menzionati in questa sede ne citeremmo solo alcuni.
Cosģ, ad esempio, è facilmente dimostrabile che è del tutto falso che i Fenici nel secolo VIII a.. C. hanno colonizzato la Sardegna come è parimenti falso che Pisani e Genovesi la abbiano liberata dagli Arabi nel secolo XI d. C.
Per non minare la credibilitą di importanti figure storiche non si dice che i due emissari inviati n Sardegna da G regorio Magno per convertire i Barbaricini al Cristianesimo avevano ricevuto dallo stesso papa anche l’incarico di acquistare dai Bizantini 2000 ribelli sardi ridotti in schiavitł con la raccomandazione di badare che la merce da comprare valesse il prezzo da pagare.
Chiaramente si tace su questo particolare per non fare sapere che il Papato, nell’alto medioevo, non solo approvava il fatto che dei Sardi venissero ridotti in schiavitł, ma anche che li acquistava per una utilizzazione non di certo caritatevole.
Parimenti non si dice che quando Pisani e Genovesi si impossessarono della Sardegna millantando falsamente di averla liberata dai Saraceni, non si dice che gli uni e gli altri non contentandosi di saccheggiare le ricchezze isolane, erano soliti rapire i giovani adolescenti sardi ( maschi e femmine ) per venderli come schiavi, alla pari dei prigionieri saraceni, nei mercati di schiavi della Toscana e della Liguria.
Non si dice nemmeno che, nel corso della rivolta sarda anti-aragonese ( capeggiata prima da Mariano IV d’Arborea e poi dal figlio Ugone III, i quali, contrariamente alla loro congiunta Eleonora, furono i veri eroi del nazionalismo sardo) gli abitanti di molti paesi della Sardegna furono trucidati barbaramente o deportati dagli Aragonesi in massa nelle Baleari per essere venduti come schiavi.
Parimenti non viene rivelato che i Savoia,, dopo che il loro non florido ducato per volere degli Inglesi venne trasformato nel Regno Sardo ( sardo di nome e piemontese di fatto) si sono arricchititi sottoponendo i Sardi ad ignobil ed inconcepibil sfruttamenti attuati con un vero e proprio terrorismo giudiziario che implicava spaventose torture e morte con squartamento per resistenza alla truppa regia .
Non si dice che Torino è diventata una bella, grande e ricca città con tutto quello che è stato rubsto m ai Sardi lasciando Cagliari, Sassari ed ogni altro abitato isolano nell’abbandono e nella miseria.
Non si dice nemmeno che in tempi pił recenti lo sviluppo industriale delle regioni settentrionali del Regno d’Italia registrato dalla seconda metą del sec. XIX alla prima metà del sec. XX era in larghissima parte fondato sulla totale rapina delle materie prime isolane; queste per numerosi decenni vennero lavorate con energia ottenuta trasformando in carbone una larghissima parte del secolare manto boschivo allora posseduto dalla Sardegna, perchè lo Stato Italiano non era in grado di acquistare il carbone fossile del Bacino della Rhur.
Si tace quindi sul fatto che in tutti mezzi e le possibilitą di un grande sviluppo industriale isolano sono state rapinate ai Sardi per essere trasferite nel Nord Italia creando quindi volutamente un loro interinabile malessere economico per dar luogo ad un maggiore benessere italiano.
Si può calcolare, a questo proposito, che con una spesa irrisoria ( mano d’opera e trasporto ) dalla Sardegna nel solo intervallo storico compreso fra il 1850 ed il 1940 sono stati portati via circa 90 milioni di tonnellate di materie prime che attualmente, includendo anche il valore aggiunto, avrebbero un valore di circa 1800 miliardi di euro.

Quindi, la Storia Ufficiale della Sardigna non dice queste e tante altre cose, perché i Sardi non conoscendole continuino a comportarsi come sinora si sono comportati, cioè come quei fessi ma bravi bambini che si fanno portare vis la catenina d’oro che portano al collo in cambio della promessa di ricevere una caramella.Tutte questi inconfutabili riscontri comprovano chiaramente che i Sardi hanno subito lo scippo della loro vera storia in base ad un vero e proprio progettato plagio culturale dettato da interessi esterni perchè un popolo senza storia è come qualcuno che, avendo perso la memoria, ignorando chi è, nel conseguente stato di avvilimento inconsciamente tende a inibire tutte le sue reali capacitą.
Analogamente un popolo privato della propria storia poichè, convinto di essere nessuno può essere facilmente asservito e derubato da chiunque si vanti di essere qualcuno.
Pertanto, esistono fondati motivi per sostenere che i Sardi hanno subito lo scippo della loro storia per essere sottoposti ad un plagio ormai secolare utilizzato per inibire la loro coscienza e le loro potenzialitą: e trasformarli, quindi, in strumenti passivi del loro stesso asservimento, di quello della loro terra e della inconcepibile rapina di tutte le risorse che vi erano e che vi sono tuttora presenti.
Altri fattori culturali non meno distruttivi della privazione della propria storia impediscono ai Sardi di potere usufruire delle risorse della propria terra; fra questi è principalmente da porre sotto accusa il genere di cultura vigente tuttora nell’Isola gią dal secolo XIX , per attuare quel profondo processo di acculturazione che li ha omologati in un sistema avverso alla loro identitą e ai loro pił vitali interessi.
E’ una tipica pseudocultura d’importazione classicheggiante dettata quindi da tematiche esistenziali diverse ed opposte a quelle elaborate dalla tradizionale cultura anticlassica dei Sardi .
Oltre tutto è una cultura provincializzata ben lungi dal produrre nell’Isola gli effetti benefici di quella vera e feconda cultura che solitamente costituisce il lievito dell’intelligenza e della spiritualità umana; essa cioè non è stata capace di trasmettere quella profonda conoscenza veritiera della realtà che ci circonda; conoscenza che coinvolge oltre che la mente anche l’anima dell’essere umano rendendo un cretino meno cretino ed un intelligente maggiormente intelligente.
Questa pseudocultura è stata, infatti, trapiantata nell’Isola con lo scopo principale di mutare, col pretesto di dare luogo ad una modernizzazione progressista della vita isolana, il naturale modo di essere, pensare ed agire dei suoi abitanti; cioè di distruggere la loro identità affinchè pił agevolmente potessero essere ingabbiate le loro anime oltre che le loro menti.La sua funzione principale è stata ed è ancora quella di operare una sempre pił crescente distruzione della loro identitą al fine di poterli integrare od omologare in un sistema di vita che risulta alieno ai loro pił vitali interessi materiali e spirituali.
E’ necessario precisare a questo punto che il giudizio negativo espresso per questo genere di cultura riguarda automaticamente tutte le istituzioni da essa create nell’ Isola ed, in primo luogo, quelle scolastiche di ogni grado.
Riguarda quindi non solo quelle scuole elementari dove i bambini venivano picchiati con una bacchetta quando in modo maturale si esprimevano spontaneamente in lingua sarda ma anche in quelle di ordine superiore in cui viene tuttora eseguita una incisiva azione dissardizzante attraverso lo studio di materie umanistiche letterarie e scientifiche che non hanno mai tenuto alcun conto dell’esistenza della Sardegna e del suo popolo come se questi fossero armenti culturali poco edificanti per la una valida istruzione culturale che pertanto era meglio dimenticarli che ricordarli.
trasmesso la maggior parte delle sue caratteristiche ed in primo luogo la sua funzione acculturatrice.Pertanto la funzione principale che ha svolto questo sistema scolastico in Sardegna è stata quella accullturatrice, quindi per molti versi è simile a quello che i Francesi per francesizzare le popolazioni arabe dell’Algeria o della Tunisia agli studenti locali, anche se avevano la pelle scura, davano dei testi di storia in cui c’era scritto: I nostri antenati erano alti e biondi e si chiamavano Galli. Esso per molti versi è molto simile a quello che i Francesi per francesizzare la popolazione dell’Algeria o della Tunisia agli studenti locali anche se avevano la pelle scura, davano dei testi di storia in cui c’era scritto: I nostri antenati erano alti e biondi e si chiamavano Galli.
Agli stessi studenti poco o niente si diceva dei Fatimiti, di Geb El Tarik,, di Saladino e Solimano ma s’insegnava chi era Carlo Magno, Giovanna d’Arco e Robespierre.
Analogamente nelle scuole della Sardegna si studia chi erano Giulio Cesare, Gregorio Magno, Garibaldi o Cavour ma si’ignorano personaggi come Amsicora, Ospitone, Gonario di Lacon, Mariano IV d’Arborea o G..Maria Angioi .
Infatti l’insegnamento impartito dal sistema scolastico italiano prescinde da tutto ciò che riguarda i Sardi e la loro terra inclusa anche la realtà economica sociale economica e persino geografica della vita sarda per cui, non diversamente dal passato esse non sono in grado di impartire agli studenti isolani quelle conoscenze atte ad individuare e valutare dovutamente le risorse e le possibilitą di sviluppo presenti nella loro terra.Agli effetti pratici, i Sardi anche se apprendono varie nozioni che riguardano l’Italia ed il mondo alla fine dei conti ignorano tutto sulla loro terra e non sono nemmeno in grado di capire ciņ che hanno sotto i piedi in casa loro.Pertanto tute le istituzioni colastiche isolane
sono state sempre sterilmente incapaci di fertilizzare lo spirito d’iniziativa e le naturali capacitą dei Sardi, anzi esse nella maggior parte dei casi hanno forzata inibizione per cui nella vita isolana hanno sostanzialmente arrecato pił danni che
benefici.

D’altronde la sterilità evolutiva dell’insegnamento impartito in questo genere di scuole è ampiamente rimarcata dai suoi aridi contenuti prevalentemente teorici i quali, oltre ad essere in gran parte dettati da un paternalismo accademico retto da errati assiomi e falsi dogmi culturali, risultano integralmente staccati dal passato dei Sardi, dalle loro tradizioni e sopratutto dalle tematiche pił vitali della loro vita materiale e spirituale.
Infatti anche se esse hanno avuto un peso determinante nel combattere l’analfabetismo isolano per contro non è stato mai capace di determinare nell’Isola una tangibile ed autonoma crescita civile poiché le mutazioni che si sono verificate nell’Isola sono state indeterminate per la maggior parte dai riflessi della modernizzazione della civiltą occidentale; ossia dagli stessi riflessi che hanno migliorati rispetto al passato la vita materiale dei paesi sottosviluppati del terzo mondo dei quali la Sardigna,, pur essendo ubicata nel centro del Mediterraneo, faceva e forse fa ancora parte, se non de iure almeno de facto per troppi condizionamenti imposti dall’esterno.
L’ammissibilitą totale o parziale della precedente considerazione resa evidente dal riscontro che nel presente viene utilizzato per parcheggiare improduttivamente l’alto grado di disoccupazione giovanile isolana e per sfornare un vero e proprio esercito di titolati destinati a rimanere perennemente ante disoccupati perchè sono stati illusi che ad essi è stato insegnato tutto ma poi in pratica non sanno fare un bel niente.A ciò c’è da aggiungere che l’insegnamento di qualsivoglia disciplina sia nelle scuole di basso che di alto grado, oltre che essere prevalentemente teorico, non essendo corredato dalle applicazioni pratiche è del tutto inefficiente nell’impartire una valida e seria preparazione professionale .
Questa veritą, ad esempio, appare molto evidente quando si considera che gli studenti delle scuole superiori, dopo avere studiato una lingua straniera per vari anni, salvo un numero limitato di eccezioni non sono minimamente in grado di tenere in quella lingua il pił breve discorso, per contro nella maggior parte dei paesi europei la maggior parte dei giovani sono in grado di parlare fluentemente e correttamente due lingue straniere.
L’inadeguatezza didattica di questo sistema scolastico si riscontra anche nell’incompleto livello d preparazione degli studenti in molte materie scientifiche che vengono fatte studiare senza l’indispensabile corredo sperimentale.
Quindi, a tutti gli effetti, questo sistema scolastico vigente nell’Isola, essendo persino staccato dal mondo del lavoro, serve solo a distribuire titoli o qualifiche professionali a persone che presumono di sapere tutto perchè hanno perso molti anni dietro i testi scolastici ma poi, in pratica sanno fare poco o niente, pertanto destinate alla disoccupazione.
Non molti Sardi hanno avvertito questa disastrosa situazione, perchè per il plagio subito sono stati convinti che il titolo nella vita conta pił delle capacitą personali e che pertanto, sia il biglietto vincente della lotteria della vita, perchè la gente anche in Sardegna è stata abituata a valutare una bottiglia di vino badando pił all’etichetta che ad accertare la qualitą del suo contenuto.
Questa convinzione ha notevolmente aggravato la situazione socio economica isolana poichè un’astuta politicizzazione ha annullato l’originaria funzione selettiva basata sulla meritocrazia per trasformarlo in un distributore di titoli di studio svalutati costituenti l’unica magra consolazione della sempre più crescente disoccupazione giovanile sarda.
Tutto ciņ anche se da un lato ha avvantaggiato il sistema politico italiano incrementando notevolmente l’acculturazione di Sardi dall’altro ha aggravato ancor pił la gią disastrosa situazione socio-economico culturale isolana poichè livellando in modo scadente i suoi contenuti didattici mentre prima produceva titolati eruditi che non sapevano fare nulla ora non fa altro che produrre eserciti di titolati che in maggior parte sono oltre che incapaci anche ignoranti, destinati, quindi ad alimentare l’emigrazione o a rimanere nell’Isola perennemente disoccupati perchè non sono stati messi in grado di capire le possibilitą di crescita economica in essa presenti.
Gli effetti deleteri e distruttivi che l’imposizione di questa pseudocultura ha avuto e continua ad avere nella vita isolana sono bene evidenti considerando il fatto che essa, sbandierando una sua molto discutibile superioritą, ha convinto i Sardi che appartengono ad una subcultura
Tale errata convinzione astutamente è stata inserita nella loro coscienza con una continua e martellante ridicolizzazione del loro naturale modo di essere, per indurli a rinnegare la loro reale identità.
Tale ridicolizzazione è bene evidente in tutte quelle commedie sarde scritte da autori sardi sprovveduti dove personaggi popolari sono oggetto di una generale derisione perchč non sanno esprimersi bene in lingua italiana, mentre per contro gli stessi autori non vi hanno mai inserito personaggi italiani che vengono derisi perchè si esprimono male in lingua sarda anche se ufficialmente numerosissime sono le storpiature da essi operate nell’onomastica e nella toponomastica isolana.
Quindi i Sardi per tale errata convinzione si sono farri relegare in uno stato di presunta inferiorità culturale con una conseguente ghettizzazione di tutte le loro manifestazioni fondamentali.
Pertanto non fa meraviglia che essi credendo di emanciparsi si siano, con un processo di auto mistificazione, si soni sottoporsi quasi volontariamente ad una verniciatura esteriore d’italianità che è stata sempre utilizzata per omologarli nell’anonimato di uno sterile provincialismo politico privo di qualsivoglia potere decisionale.Con parole pił semplici tutto ciņ equivale a dire che ai Sardi sostanzialmente č stato fatto questo discorso:
Poichè siete l’espressione di un livello civile inferiore al nostro potrete essere accolti in questo se spontaneamente vi sottoporrete ad una acculturazione e docilmente ci permetterete di gestire il i vostro destino e quello della vostra isola a nostro piacimento.I Sardi hanno dovuto sottostare a questo offensiva imposizione di marca coloniale perché, essendo stati privati della loro vera storia e sotto l’effetto delle droghe culturali che vengono somministrate dai massmedia, non si rendono conto che la loro sarditą è l’espressione di un livello culturale che per molti versi è stato e può essere ancora superiore a quello dei loro presunti civilizzatori .
Questa grande verità e poco nota perchè gli stessi Sardi, per la maggior parte, a causa dello scippo della loro vera storia e dell’intensa acculturazione subita, ignorano che nel passato sono stati capaci di preservare la loro libertà per i manifestare il loro sobrio, austero e naturale modo di essere e vivere in armonia con le leggi della natura; ignorano che la loro reale identità custodisce un tesoro incommensurabile di alti valori dello spirito umano perché hanno dimenticato la loro antica grandezza .


Ignorano quindi che i contenuti pił importanti della Cultura Sarda non sono il birinbombai dei canti a tenores, su passu torrau o la musica delle launeddas.
Non sono nemmeno quelli di altre loro manifestazioni tradizionali, ma gli alti valori umani civilmente avanzati che in passato hanno affermato i loro antenati, che essi malgrado qualsivoglia acculturazione non potranno mai perdere perchè sono parte integrale della loro anima; pertanto malgrado qualsivoglia inibizione, essi verranno inconsapevolmente custoditi nell’inconscio collettivo in attesa di potersi manifestare nuovamente, quando prima o poi, la immancabile liberazione di ogni condizionamento esterno, porrà fine alla loro inibizione.
Si riscontra, infatti, la presenza di questi grandi valori della Cultura Sarda in tutti i periodi storici in cui i Sardi ebbero la facoltą di esprimere la loro reale identitą con il loro sobrio ed austero modo di vivere e di essere armonicamente secondo le leggi della natura; quindi senza l’esibizione di quel lussuoso sfarzo narcisistico, proprio della cultura classica e di altre civiltą antagoniste di quella sarda, ottenuto esercitando oltre modo un violento e quanto mai disumano sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Questi periodi furono principalmente quello nuragico e quello giudicale n cui la Sardegna appare contrassegnata da un equilibrato benessere ed i Sardi raggiunsero dei traguardi civili pił avanzati di quelli raggiunti da altri popoli sia antichi che moderni.
Iniziamo a trovare i grandi valori originari della Cultura Sarda, poco comuni agli altri popoli del Mediterraneo, constatando che essi, diversamente dai Punici, dagli Etruschi, dai Greci e dai Romani, non praticavano la schiavitł sacrifici umani.
Inoltre, ciņ che è pił grande della cultura originaria dei Sardi e che essi, numerosi secoli prima delle cittą-stato elleniche, sonņ stati capaci di esprimere una societą notevolmente migliore, avanzata e retta da un socialismo ante-litteram e da una vera democrazia in cui le delibere erano espresse da una base popolare, per essere attuate da un vertice esecutivo scelto dal popolo per operare secondo la volontą e gli interessi del popolo.
Tutto ciņ appare confermato, oltre che da precisi riscontri archeologici di Epoca Nuragica, anche dalla fonte storica attestante che i Sardi destavano meraviglia perché si governavano da se stessi. Dal passato un’altra fonte ci informa che l’organizzazione sociale dei Sardi era tale da non permettere a gli abili al lavoro d esimersi dal lavoro, perché si sapeva allora meglio di oggi che chi non lavora, in un modo o nell’altro vive alle spalle di chi lavora.
Altri importanti riscontri storici ed archeologici ci permettono di stabilire che i Sardi in Epoca Nuragica erano governati mediante una democrazia diretta notevolmente pił giusta ed avanzata della falsa democrazia attuale( Questa illude il popolo di essere il vero detentore del potere perché gli èpermesso di esercitare un voto
Questo voto, agli effetti pratici, serve solo per trasferire il potere nelle mani di una classe o patito politico che senza il corrispettivo di una onerosa responsabilitą del suo operato, si autoesenta dal porre riparo ai propri errori e dall’indennizzare i danni da questi eventualmente cagionati.
conseguentemente lo stesso potere puņ essere esercitato impunemente per interessi personali o di parte che nella maggior parte dei casi risultano a danno del popolo medesimo.
Pertanto il sistema democratico che attualmente governa i Sardi č assimilabile a quella ridicola corona di cartapesta carnevalesca che viene posta sulla testa di un grande pupazzo per farlo finire
In un rogo.
I dati che possono confermare che i Sardi nei periodi storici della loro libertą erano governati da una democrazia tanto avanzata da essere molto simile ad una democrazia direttadopo la lunghissima assenza imposta, prima dalla Dominazione Punica e poi dalla Dominazione Romana, riemergono con ricchezza di particolari con tutta la loro sorprendente peculiaritą nella documentazione alto-medioevale.
Tali dati ci informano infatti che allora il judike ( carica simile a quella di un capo di stato)
sinchè le istituzioni politiche sarde non dovettero forzatamente subite la deviante contaminazione prima della politica pisana e genovese, poi di quella aragonese, poteva assumere mediante su cunsensu de totu su populiu, ossia col consenso popolare che in quei tempi in ogni stato europeo od orientale non contava assolutamente nulla; la stessa documentazione ci informa che gli Judikes venivano aspramente rimproverarti dalla Curia Papale di Roma perchè avevamo l’usanza di prendere come moglie una donna sarda del popolo anzichč una nobile ( continentale) : Si sa pure che alla fine del mandato che durava due soli anni, ogni Judike era tenuto a dare un resoconto responsabilizzato del proprio operato davanti alla stessa assemblare popolare che lo aveva eletto.
Inoltre la stessa documentazione comprova che in quel periodo in Sardegna, diversamente da oggi, veniva garantito il diritto alla vita ai meno abbienti permettendo loro di accedere alle risorse naturali per trarre da esse tramite il proprio lavoro i mezzi necessari per il sostentamento della propria famiglia.
Esistevano, infatti, presso ogni abitato vaste estensioni di terreno denominate collectariu o pauberile o populare dove chi aveva necessitą col proprio lavoro e secondo su justu bisongpu suu poteva procurarsi l’indispensabile per vivere.
Tralasciamo di menzionare numerosi dati che permettono di definire meglio la Cultura Sarda ,perchè quelli gia citati sono pił che sufficienti per comprovare che essa non puņ e non deve assolutamente essere definita subcultura perchè i suoi contenuti essenziali risultano sul piano civile ed umano decisamente superiori a quelli della cultura di coloro che, col pretesto di volerci fare progredire, sono entrano in casa nostra solo per rapinarci.
In fune, a tutti coloro che pretendono di fare il bello ed il cattivo tempo nella terra dei Sardi perche credono di appartenere ad una cultura superiore, bisogna fare presente, o perchè lo ignorano o lo hanno dimenticato, che quando i loro antenati navigavano nei fiumi e nei laghi continentali cavalcando qualche tronco d’albero e vivevano in buie grotte o nelle umide capanne costruite con erbe palustri sulle palafitte, i Sardi oltre che le alte ed imponenti fortezze nuragiche che ancora oggi sfidano l’opera demolitrice degli uomini e del tempo, sapevano costruire agili e veloci navi con le quali navigavano lungo le rotte oceaniche; rotte che navigatori italiani e portoghesi furono capaci di percorrere solo circa sapevano costruire agili e veloci navigli con i quali navigavano lungo quelle rotte oceaniche che i navigatori italiani e portoghesi furono un grado di percorrere solo dopo circa venticinque secoli.
Quindi non si puņ e non si deve definire subcultura la cultura naturale di in popolo caratterizzata da contenuti che risultano evidentemente superiori sul piano civile ed esistenziale a quelli di una cultura che ha garantito il progresso del popolo che l’ha espressa plagiando e rapinando un altro popolo.


Si deve pertanto concludere che se i Sardi per una ignota nemesi atorica hanno tanto sofferto e continuano a soffrire nel presente , devono decidersi a capire, una volta per tutte, che qualsivoglia debito da essi contratto con Dio o con l'Umanità, l'hanno gIà abbondantemente pagato con il millenario ed umiliante asservimento e sfruttanento della loro terra e della loro esistenza.


Devono pertanto anche capire che il loro riscatto storico e civile può essere dettato, non da forze esterne e aliene alla loro identità, ma solo dalla loro volontà destando la grande forza spirituale che da tioppo tempo è assopita nelle loro coscienze.








I Sardi possomo e devono diventare un grande popolo








indirizzato verso un migliore destino umano perchè








discendono da un Grande Popolo.